giovedì 30 aprile 2009

Primo Maggio - Festa dei lavoratori

ORIGINI DEL PRIMO MAGGIO
Il 1° maggio nasce il 20 luglio 1889, a Parigi. A lanciare l'idea è il congresso della Seconda Internazionale, riunito in quei giorni nella capitale francese :
"Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi".
Poi, quando si passa a decidere sulla data, la scelta cade sul 1 maggio. Una scelta simbolica: tre anni prima infatti, il 1 maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel sangue.

Man mano che ci si avvicina al 1 maggio 1890 le organizzazioni dei lavoratori intensificano l'opera di sensibilizzazione sul significato di quell'appuntamento.

"Lavoratori - si legge in un volantino diffuso a Napoli il 20 aprile 1890 - ricordatevi il 1 maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l'Internazionale!".
Monta intanto un clima di tensione, alimentato da voci allarmistiche: la stampa conservatrice interpreta le paure della borghesia, consiglia a tutti di starsene tappati in casa, di fare provviste, perché non si sa quali gravi sconvolgimenti potranno accadere.

Da parte loro i governi, più o meno liberali o autoritari, allertano gli apparati repressivi.
In Italia il governo di Francesco Crispi usa la mano pesante, attuando drastiche misure di prevenzione e vietando qualsiasi manifestazione pubblica sia per la giornata del 1 maggio che per la domenica successiva, 4 maggio.

In diverse località, per incoraggiare la partecipazione del maggior numero di lavoratori, si è infatti deciso di far slittare la manifestazione alla giornata festiva.

Del resto si tratta di una scommessa dall'esito quanto mai incerto: la mancanza di un unico centro coordinatore a livello nazionale - il Partito socialista e la Confederazione generale del lavoro sono di là da venire - rappresenta un grave handicap dal punto di vista organizzativo. Non si sa poi in che misura i lavoratori saranno disposti a scendere in piazza per rivendicare un obiettivo, quello delle otto ore, considerato prematuro da gran parte dei dirigenti del movimento operaio italiano o per testimoniare semplicemente una solidarietà internazionale di classe.

Proprio per questo la riuscita del 1 maggio 1890 costituisce una felice sorpresa, un salto di qualità del movimento dei lavoratori,che per la prima volta dà vita ad una mobilitazione su scala nazionale, per di più collegata ad un'iniziativa di carattere internazionale.

In numerosi centri, grandi e piccoli, si svolgono manifestazioni, che fanno registrare quasi ovunque una vasta partecipazione di lavoratori. Un episodio significativo accade a Voghera, dove gli operai, costretti a recarsi al lavoro, ci vanno vestiti a festa.
"La manifestazione del 1 maggio - commenta a caldo Antonio Labriola - ha in ogni caso superato di molto tutte le speranze riposte in essa da socialisti e da operai progrediti. Ancora pochi giorni innanzi, la opinione di molti socialisti, che operano con la parola e con lo scritto, era alquanto pessimista".
Anche negli altri paesi il 1 maggio ha un'ottima riuscita:
"Il proletariato d'Europa e d'America - afferma compiaciuto Fiedrich Engels - passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito. E lo spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi ai capitalisti".
Visto il successo di quella che avrebbe dovuto essere una rappresentazione unica, viene deciso di replicarla per l'anno successivo.
Il 1 maggio 1891 conferma la straordinaria presa di quell'appuntamento e induce la Seconda Internazionale a rendere permanente quella che, da lì in avanti, dovrà essere la festa dei lavoratori di tutti i paesi".
TRA OTTOCENTO E NOVECENTO
Inizia così la tradizione del 1 maggio, un appuntamento al quale il movimento dei lavoratori si prepara con sempre minore improvvisazione e maggiore consapevolezza. L'obiettivo originario delle otto ore viene messo da parte e lascia il posto ad altre rivendicazioni politiche e sociali considerate più impellenti. La protesta per le condizioni di miseria delle masse lavoratrici anima le manifestazioni di fine Ottocento.

Il 1 maggio 1898 coincide con la fase più acuta dei "moti per il pane", che investono tutta Italia e hanno il loro tragico epilogo a Milano. Nei primi anni del Novecento il 1 maggio si caratterizza anche per la rivendicazione del suffragio universale e poi per la protesta contro l'impresa libica e contro la partecipazione dell'Italia alla guerra mondiale.

Si discute intanto sul significato di questa ricorrenza: giorno di festa, di svago e di divertimento oppure di mobilitazione e di lotta ?

Un binomio, questo di festa e lotta, che accompagna la celebrazione del 1 maggio nella sua evoluzione più che secolare, dividendo i fautori dell'una e dell'altra caratterizzazione.

Qualcuno ha inteso conciliare gli opposti, definendola una "festa ribelle", ma nei fatti il 1 maggio è l'una e l'altra cosa insieme, a seconda delle circostanze più lotta o più festa.

Il 1 maggio 1919 i metallurgici e altre categorie di lavoratori possono festeggiare il conseguimento dell'obiettivo originario della ricorrenza: le otto ore.
IL VENTENNIO FASCISTA
Nel volgere di due anni però la situazione muta radicalmente: Mussolini arriva al potere e proibisce la celebrazione del 1 maggio.

Durante il fascismo la festa del lavoro viene spostata al 21 aprile, giorno del cosiddetto Natale di Roma; così snaturata, essa non dice più niente ai lavoratori, mentre il 1 maggio assume una connotazione quanto mai "sovversiva", divenendo occasione per esprimere in forme diverse - dal garofano rosso all'occhiello alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alle bevute in osteria - l'opposizione al regime.
DAL DOPOGUERRA AD OGGI
All'indomani della Liberazione, il 1 maggio 1945, partigiani e lavoratori, anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro, si ritrovano insieme nelle piazze d'Italia in un clima di entusiasmo.

Appena due anni dopo il 1 maggio è segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fanno fuoco contro i lavoratori che assistono al comizio.

Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.

Le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini ed anche il fatto che al movimento dei lavoratori si offrono altre occasioni per far sentire la propria presenza, hanno portato al progressivo abbandono delle tradizionali forme di celebrazione del 1 maggio.

Oggi un'unica grande manifestazione unitaria esaurisce il momento politico, mentre il concerto rock che da qualche anno Cgil, Cisl e Uil organizzano per i giovani sembra aderire perfettamente allo spirito del 1 maggio, come lo aveva colto nel lontano 1903 Ettore Ciccotti:
"Un giorno di riposo diventa naturalmente un giorno di festa, l'interruzione volontaria del lavoro cerca la sua corrispondenza in una festa de'sensi; e un'accolta di gente, chiamata ad acquistare la coscienza delle proprie forze, a gioire delle prospettive dell'avvenire, naturalmente è portata a quell'esuberanza di sentimento e a quel bisogno di gioire, che è causa ed effetto al tempo stesso di una festa".
Fonte CGIL Roma e Lazio. Archivio Storico "Manuela Mazzelani"

Imparare per crescere

il problema Sicurezza è una realtà che non tange solo Martinsicuro e Villa Rosa. La nostra visuale, anche grazie al web deve aprirsi sul mondo. Recepire, analizzare e mettere in pratica ciò che gli altri Comuni attuano già da tempo, è una possibile soluzione. I suggerimenti possono essere estrapolati già da questo semplice manifesto. Comunque consigliamo una visita al sito del FISU (Forum italiano sicurezza urbana) e al blog 100 città sicure.

martedì 28 aprile 2009

Mancato rispetto del patto di stabilità


Il Comune ha violato il patto di stabilità. I martinsicuresi ormai sono al corrente del Bilancio negativo delle casse municipali. Per essere più chiari, e per centrare appieno gli aspetti negativi che ricadranno sul Comune, possiamo estrapolare un paragrafo dal "parere dell'organo di revisione sulla proposta di Bilancio di previsione 2009". Quelli in rosso sono i nostri commenti.

L'organo di revisione informa il Consiglio che il mancato rispetto del patto di stabilità comporta le seguenti sanzioni:
  • Divieto di assunzione di personale a qualsiasi titolo, con qualsivoglia tipologia contrattuale compresi co.co.co. e somministrazioni anche con riferimento ai processi di stabilizzazione in atto (art. 76, comma 4 d.l. 112/08); (processi di stabilizzazione avviati e non compiuti al 25/06/2008);
  • Divieto di stipulare contratti di servizio con soggetti privati che si configurino come elusivi delle predette disposizioni sul personale (art.76, comma 4 d.l. 112/08);
  • Divieto di impegnare nell'anno successivo a quello di mancato rispetto spese correnti in misura superiore all'importo annuale minimo dell'ultimo triennio;
  • Divieto di ricorrere all'indebitamento per investimenti;
  • Riduzione dei trasferimenti ordinari dovuti dal Min. Interno per un importo pari alla differenza, se positiva, tra saldo programmatico e saldo reale e comunque in misura non superiore al 5%;
  • Rideterminazione indennità di funzione e gettoni di presenza agli amministratori con applicazione di una riduzione del 30% rispetto all'ammontare risultante alla data del 30/06/2008 (art. 61, comma 10 legge 133/08);
  • Divieto di incremento delle risorse decentrate (art. 8, comma 1 CCNL 14/01/2008).
Un contributo ordinario è stato ridotto di 50.208,66 Euro; unica motivazione, il mancato conseguimento degli obiettivi del patto di stabilità 2008. Il resto è lasciato all'immaginazione, anche se poi non è cosi difficile da intuire ( niente vigili estivi, niente Cinema Ambra, nessun investimento per opere pubbliche). In definitiva, questo è quello che i revisori consigliano:
  • Viste inoltre le entrate basate su cifre ipotetiche ( vedi i proventi previsti dai permessi di costruire), l'organo ha ritenuto utile suggerire che la verifica degli equilibri finanziari e dello stato di attuazione dei programmi non sia da effettuarsi solo a settembre. Sarebbe auspicabile procedere a tale verifica anche prima della naturale scadenza.
  • Inoltre il Collegio ritiene necessario che , prima della stipula, i contratti che impegnano l'Ente vengano sottoposti al vaglio dell'ufficio legale di concerto con l'ufficio finanziario al fine di meglio ponderare i riflessi legali e fiscali degli atti da sottoscrivere (avranno preso come esempio il caso Publiluce)
Tutto ciò ci deve far riflettere, cogliamo comunque l'occasione per invitare i nostri amministratori a dare maggior fiducia ai tecnici (in questo caso i revisori dei conti), controllando costantemente gli equilibri finanziari dell'Ente, e ad usare una maggiore accortezza nell'esternalizzazione dei servizi.

lunedì 27 aprile 2009

Per il bene di Villa Rosa

A cura di Gloria Caioni, nuovatvp

Il Consiglio delle mamme

L'ultimo Consiglio Comunale è stato caratterizzato dalla presenza di molte mamme. Il perchè è facilmente riconducibile alla scelta di questa maggioranza di aumentare le seguenti tariffe:
- refezione scuole materne ed elementari
- trasporto scolastico
- centro estivo
Nella trattazione del Bilancio, anche noi, come il resto delle opposizioni abbiamo invitato questa maggioranza a riflettere sulla possibiltà di rivedere gli aumenti dei servizi a domanda individuale. Innanzitutto le entrate derivanti da tali balzelli (circa 50.000 Euro) sono irrilevanti per un Bilancio che si attesta su un flusso di 17.248.000,00 di Euro. In secondo luogo, è una scelta che va a penalizzare le famiglie, in particolare quelle che hanno prole. Se necessitavano di nuove entrate (visto il mancato rispetto del patto di stabilità), secondo noi, sarebbe stato più opportuno aumentare la Tarsu, anche solo del 5%. Il gettito in questione sarebbe stato di circa 110.000 Euro annui; il criterio adottato quello di andare a intaccare le proprietà, e non i figli.
O meglio ancora, non avrebbero dovuto privarsi dei parcheggi a pagamento o dei passi carrai. Per non far torto alle promesse della campagna elettorale, si è levato da una parte per aumentare dall'altra (in questo caso le fasce socialmente più deboli del Comune, le famiglie).
In ultimo, vogliamo evidenziare l'unico progresso fatto dalla Giunta Di Salvatore. L'aver unito (temporaneamente) tutte le opposizioni in seno al Consiglio Comunale. La dichiarazione di abbandono della seduta da parte del Consigliere Camaioni, dopo la discussione del secondo punto, è avvenuta in rappresentanza di tutti i gruppi Consiliari. Abbiamo capito che quando si parla di bene del Paese, i confini politici possono essere talvolta sorvolati, come si può notare anche da questo articolo.

Un'occasione per parlare di sicurezza

LUNEDI 11 MAGGIO ORE 18

SALA CONSILIARE COMUNE DI MARTINSICURO

INIZIATIVA DEL PARTITO DEMOCRATICO su:

SICUREZZA COSA SIGNIFICA E COSA FARE?

INTERVERRANNO:

SEN. ACHILLE SERRA
ERNINO D'AGOSTINO PRESIDENTE DELLA PROVINCIA
VINCENZO CASTELLI ass. ON THE ROAD
CLAUDIO RUFFINI CONS. REGIONALE PD
PEPPINO DE LUCA SEGRETARIO Provinciale PD

TOMMASO GINOBLE DEPUTATO
MARCO VERTICELLI CANDIDATO PD EUROPEE

sabato 25 aprile 2009

Festa della Liberazione

"Era giunta l'ora di resistere; era giunta l'ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini!"

giovedì 23 aprile 2009

Saviano, La ricostruzione a rischio clan ecco il partito del terremoto

Vogliamo portare all'attenzione dei martinsicuresi, e di chi li amministra, una realtà sconcertante. Quest'articolo di Roberto Saviano, è in parte correlato al nostro problema sicurezza. e può essere allacciato al dato delle 7.000 seconde case presenti nel territorio. 7.000 possibili focolai di criminalità; possibili covi per latitanti e prostitute se utilizzate in modo poco ortodosso ed inappropriato. E i primi a vigilare siamo noi, i cittadini. Pertanto se notiamo qualcosa che non va nel palazzo davanti casa, dobbiamo essere pronti a segnalare a chi di dovere ciò che sta accadendo. Vi Consigliamo inoltre un tour di questo sito. Buona lettura

Tratto da LA REPUBBLICA 14/04/09 a cura di Roberto Saviano

L'AQUILA - "Non permetteremo che ci siano speculazioni, scrivilo. Dillo forte che qui non devono neanche pensarci di riempirci di cemento. Qui decideremo noi come ricostruire la nostra terra...". Al campo rugby mi dicono queste parole. Me le dicono sul muso. Naso vicino al naso, mi arriva l'alito. Le pronuncia un signore che poi mi abbraccia forte e mi ringrazia per essere lì. Ma la sua paura non è finita con il sisma.

La maledizione del terremoto non è soltanto quel minuto in cui la terra ha tremato, ma ciò che accadrà dopo. Gli interi quartieri da abbattere, i borghi da restaurare, gli alberghi da ricostruire, i soldi che arriveranno e rischieranno non solo di rimarginare le ferite, ma di avvelenare l'anima. La paura per gli abruzzesi è quella di vedersi spacciare come aiuto una speculazione senza limiti nata dalla ricostruzione.
Qui in Abruzzo mi è tornata alla mente la storia di un abruzzese illustre, Benedetto Croce, nato proprio a Pescasseroli che ebbe tutta la famiglia distrutta in un terremoto. "Eravamo a tavola per la cena io la mamma, mia sorella ed il babbo che si accingeva a prendere posto. Ad un tratto come alleggerito, vidi mio padre ondeggiare e subito in un baleno sprofondare nel pavimento stranamente apertosi, mia sorella schizzare in alto verso il tetto. Terrorizzato cercai con lo sguardo mia madre che raggiunsi sul balcone dove insieme precipitammo e io svenni". Benedetto Croce rimase sepolto fino al collo nelle pietre. Per molte ore il padre gli parlava, prima di spegnersi. Si racconta che il padre gli ripeteva una sola e continua raccomandazione "offri centomila lire a chi ti salva".

Gli abruzzesi sono stati salvati da un lavoro senza sosta che nega ogni luogo comune sull'italianità pigra o sull'indifferenza al dolore. Ma il prezzo da pagare per questa regione potrebbe essere altissimo, ben oltre le centomila lire del povero padre di Benedetto Croce. Il terrore di ciò che è accaduto all'Irpinia quasi trent'anni fa, gli sprechi, la corruzione, il monopolio politico e criminale della ricostruzione, non riesce a mitigare l'ansia di chi sa cosa è il cemento, cosa portano i soldi arrivati non per lo sviluppo ma per l'emergenza. Ciò che è tragedia per questa popolazione per qualcuno invece diviene occasione, miniera senza fondo, paradiso del profitto. Progettisti, geometri, ingegneri e architetti stanno per invadere l'Abruzzo attraverso uno strumento che sembra innocuo ma è proprio da lì che parte l'invasione di cemento: le schede di rilevazione dei danni patiti dalle case. In questi giorni saranno distribuite agli uffici tecnici comunali di tutti i capoluoghi d'Abruzzo. Centinaia di schede per migliaia di ispezioni. Chi avrà in mano quel foglio avrà la certezza di avere incarichi remunerati benissimo e alimentati da un sistema incredibile.

"Più il danno si fa grave in pratica, più guadagni", mi dice Antonello Caporale. Arrivo in Abruzzo con lui, è un giornalista che ha vissuto il terremoto dell'Irpinia, e la rabbia da terremotato non te la togli facilmente. Per comprendere ciò che rischia l'Abruzzo si deve partire proprio da lì, dal sisma di 29 anni fa, da un paese vicino Eboli. "Ad Auletta - dice il vicesindaco Carmine Cocozza - stiamo ancora liquidando le parcelle del terremoto. Ogni centomila euro di contributo statale l'onorario tecnico globale è di venticinquemila". Ad Auletta quest'anno il governo ha ripartito ancora somme per il completamento delle opere post sisma: 80 milioni di euro in tutto. "Il mio comune ne ha ricevuti due milioni e mezzo. Serviranno a realizzare le ultime case, a finanziare quel che è rimasto da fare". Difficile immaginare che dopo 29 anni ancora arrivino soldi per la ristrutturazione ma è ciò che spetta ai tecnici: il 25 per cento del contributo. Ci si arriva calcolando le tabelle professionali, naturalmente tutto è fatto a norma di legge. Costi di progettazione, di direzione lavori, oneri per la sicurezza, per il collaudatore. Si sale e si sale. Le visite sono innumerevoli. Il tecnico dichiara e timbra. Il comune provvede solo a saldare.

Il rischio della ricostruzione è proprio questo. Aumenta la perizia del danno, aumentano i soldi, gli appalti generano subappalti e ciclo del cemento, movimento terre, ruspe, e costruzioni attireranno l'avanguardia delle costruzioni in subappalto in Italia: i clan. Le famiglie di camorra, di mafia e di 'ndrangheta qui ci sono sempre state. E non solo perché nelle carceri abruzzesi c'è il gotha dei capi della camorra imprenditrice. Il rischio è proprio che le organizzazioni arrivino a spartirsi in tempo di crisi i grandi affari italiani. Ad esempio: alla 'ndrangheta l'Expo di Milano, e alla camorra la ricostruzione in subappalto d'Abruzzo.

L'unica cosa da fare è la creazione di una commissione in grado di controllare la ricostruzione. Il presidente della Provincia Stefania Pezzopane e il sindaco de L'Aquila Massimo Cialente sono chiari: "Noi vogliamo essere controllati, vogliamo che ci siano commissioni di controllo...". Qui i rischi di infiltrazioni criminali sono molti. Da anni i clan di camorra costruiscono e investono. E per un bizzarro paradosso del destino proprio l'edificio dove è rinchiusa la maggior parte di boss investitori nel settore del cemento, ossia il carcere de L'Aquila (circa 80 in regime di 416 bis) è risultato il più intatto. Il più resistente.

I dati dimostrano che la presenza dell'invasione di camorra nel corso degli anni è enorme. Nel 2006 si scoprì che l'agguato al boss Vitale era stato deciso a tavolino a Villa Rosa di Martinsicuro, in Abruzzo. Il 10 settembre scorso Diego Leon Montoya Sanchez, il narcotrafficante inserito tra i dieci most wanted dell'Fbi aveva una base in Abruzzo. Nicola Del Villano, cassiere di una consorteria criminal-imprenditoriale degli Zagaria di Casapesenna era riuscito in più occasioni a sfuggire alla cattura e il suo rifugio era stato localizzato nel Parco nazionale d'Abruzzo, da dove si muoveva, liberamente. Gianluca Bidognetti si trovava qui in Abruzzo quando la madre decise di pentirsi.
L'Abruzzo è divenuto anche uno snodo per il traffico dei rifiuti, scelto dai clan per la scarsa densità abitativa di molte zone e la disponibilità di cave dismesse. L'inchiesta Ebano fatta dai carabinieri dimostrò che alla fine degli anni '90 vennero smaltite circa 60.000 tonnellate di rifiuti solidi urbani provenienti dalla Lombardia. Finiva tutto in terre abbandonate e cave dismesse in Abruzzo. Dietro tutto questo, ovviamente i clan di camorra.

Sino ad oggi L'Aquila non ha avuto grandi infiltrazioni. Proprio perché mancava la possibilità di grandi affari. Ma ora si apre una miniera per le imprese. La solidarietà per ora fa argine ad ogni tipo di pericolo. Al campo del Paganica Rugby mi mostrano i pacchi arrivati da tutte le squadre di rugby d'Italia e i letti allestiti da rugbisti e volontari. Qui il rugby è lo sport principale, anzi lo sport sacro. Ed è infatti la palla ovale che alcuni ragazzi si lanciano in passaggi ai lati delle tende, che mi passa sulla testa appena entro. Ed è dal rugby che in questo campo sono arrivati molti aiuti. La resistenza di queste persone è la malta che unisce volontari e cittadini. È quando ti rimane solo la vita e nient'altro che comprendi il privilegio di ogni respiro. Questo è quello che cercano di raccontarmi i sopravvissuti.

Il silenzio de L'Aquila spaventa. La città evacuata a ora di pranzo è immobile. Non capita mai di vedere una città così. Pericolante, piena di polvere. L'Aquila in queste ore è sola. I primi piani delle case quasi tutti hanno almeno una parte esplosa.
Avevo un'idea del tutto diversa di questo terremoto. Credevo avesse preso soltanto il borgo storico, o le frazioni più antiche. Non è così. Tutto è stato attraversato dalla scossa. Dovevo venire qui. E il motivo me lo ricordano subito: "Te lo sei ricordato che sei un aquilano..." mi dicono. L'Aquila fu una delle prime città anni fa a darmi la cittadinanza onoraria. E qui se lo ricordano e me lo ricordano, come un dovere: presidiare quello che sta accadendo, raccontarlo. Tenere memoria. Mi fermo davanti alla Casa dello studente. In questo terremoto sono morti giovani e anziani. Quelli che a letto si sono visti crollare il soffitto addosso o sprofondare nel vuoto e quelli che hanno cercato di scappare per le scale, l'ossatura più fragile del corpo d'un palazzo.

I vigili del fuoco mi fanno entrare ad Onna. Sono fortunato, mi riconoscono, e mi abbracciano. Sono sporchi di polvere e soprattutto fango. Non amano che si ficchino i giornalisti dappertutto : "Poi li devo andare a pescare che magari cade un soffitto e rimangono incastrati" mi dice un ingegnere romano Gianluca che mi fa un regalo che avrebbe fatto impazzire qualsiasi bambino, un elmetto rosso fuoco dei Vigili. Onna non esiste più. Il termine macerie è troppo usato. È come se non significasse più nulla. Mi segno sulla moleskine gli oggetti che vedo. Un lavabo finito a terra, un libro fotocopiato, un passeggino, ma soprattutto lampadari, lampadari, lampadari. In verità è quello che non vedi mai fuori da una casa. E invece qui vedi ovunque lampadari. I più fragili, gli oggetti che per primi hanno dato spesso inutilmente l'allarme del terremoto. È una vita ferma e crollata. Mi portano davanti la casa dove è morta una bambina. I vigili del fuoco sanno ogni cosa. "Questa casa vedi, era bella, sembrava ben fatta, invece era costruita su fondamente vecchie". Si è fatto poco per controllare...

La dignità estrema di queste persone me la raccontano i vigili del fuoco: "Nessuno ci chiede niente. È come se per loro bastasse essere rimasti in vita. Un vecchietto mi ha detto: mi puoi chiudere le finestre sennò entra la polvere. Io sono andato ho chiuso le finestre ma alla casa mancano tetto e due pareti. Qui alcuni non hanno ancora capito cosa è stato il terremoto".
Franco Arminio uno dei poeti più importanti di questo paese, il migliore che abbia mai raccontato il terremoto e ciò che ha generato scrive in una sua poesia: "Venticinque anni dopo il terremoto dei morti sarà rimasto poco. Dei vivi ancora meno". Siamo ancora in tempo perché in Abruzzo questo non accada. Non permettere che la speculazione vinca come sempre successo in passato è davvero l'unico omaggio vero, concreto, ai caduti di questo terremoto, uccisi non dalla terra che trema ma dal cemento.

In merito al Cimitero Capoluogo...

Più volte abbiamo sollecitato interventi di ampliamento; la disponibilità dei loculi come pure di quelli provvisori è quasi finita. Abbiamo sollecitato l’assessore Tommolini a fare una seria programmazione ma non si è voluto dare ascolto al nostro contributo in Consiglio. Quella che segue è la nostra proposta del febbraio 2009. Considerato che non sono disponibili loculi per il bisogno normale dei cittadini e che sono quasi finiti anche i loculi provvisori (ne restano 28),il tema dell’ampliamento del cimitero di Martinsicuro è urgentissimo. Abbiamo chiesto più volte all’Assessore ai LL.PP. , privatamente e in Consiglio Comunale un confronto democratico tra consiglieri, per fare la scelta migliore. Oggi vista la gravità della situazione torniamo a chiedere di creare un tavolo di lavoro per consentire a tutti i Consiglieri Comunali di poter esprimere le loro valutazioni sull’argomento; un luogo per confrontare insieme le diverse tesi. La maggioranza fino ad oggi è stata sorda ai nostri suggerimenti, ha approvato una programmazione cimiteriale con una delibera di giunta n° 152/’08, in cui si decide un ampliamento del cimitero verso ovest. Trattasi di un intervento in otto stralci molto onerosa perché l’area necessita di particolari interventi di sistemazione e consolidamento. Per capirci meglio verso il lato che dà alle colline (come minimo occorrerà un muro di contenimento). Si è deciso di andare avanti “alla buona” senza riflettere sulle potenzialità della struttura e sui nuovi bisogni dei cittadini. Tale deliberazione dovrà essere approvata dal Consiglio Comunale anche per apportare variazioni. Sarebbe a parere dei sottoscritti necessaria una riflessione seria per realizzare un Piano Regolatore del Cimitero. Oggi si dovrebbe programmare seriamente per soddisfare realmente i bisogni cimiteriali della nostra cittadina. Si dovrebbero programmare interventi che garantiscano un reale equilibrio tra spazi e risorse disponibili ed un miglioramento del decoro del nostro cimitero. Nell’area ad ovest, come nella delibera n. 152/’08, appoggiati al muro esistente, potrebbero essere realizzati molti loculi e nell’area restante di proprietà comunale realizzare edicole funerarie da assegnare ai privati con bandi in modo da concretizzare risorse economiche utili agli interventi sempre necessari nel cimitero. Questi interventi, viste però le difficoltà economiche del bilancio comunale (accentuate dal non rispetto del patto di stabilità) non potranno essere realizzati a breve, come lo stato delle cose imporrebbe, ma a medio tempo, nei prossimi anni. Oggi è disponibile soltanto il 50% del 1° stralcio. Nell’immediato quindi è opportuno prevedere un ampliamento verso est (10 metri), realizzando un nuovo muro di cinta e molti loculi. Lo spazio per i servizi ed il parcheggio si recupererebbe con l’esistente spazio di proprietà comunale di 14 metri a sud. Altra possibilità da prendere in considerazione è la realizzazione di un secondo piano nei blocchi di loculi già esistenti (parte vecchia). Nel nostro cimitero manca inoltre un ossario comune per la sistemazione delle salme mature e di quelle che sono arrivate al termine della concessione e che non hanno più riferimenti affettivi. Per consentire il riutilizzo degli spazi (loculi) si dovrebbero applicare tariffe per le cellette ossari (tante sono ancora disponibili) più vantaggiose del rinnovo delle concessioni dei loculi vecchi, incentivando cosi i cittadini a liberare loculi fermi da più di mezzo secolo. Fare infine il punto sulla vicenda “Capannone”, struttura adiacente al Cimitero, che limita l'estendere del plesso verso sud; anche perché prima o poi, di questo passo, ci toccherà seppellire i nostri cari sotto l'autostrada. Per ulteriori sviluppi, dobbiamo attendere il Consiglio di domani mattina (chissà perché la mattina)....

martedì 21 aprile 2009

Consiglio Comunale 24/04/09 ore 9:00

ODG:

1. Verifica aree e fabbricati da destinare alla residenza, all’attività produtive e terziarie - anno 2009;

2. Bilancio di previsione per l’esercizio 2009 - Bilancio pluriennale 2009/2011 - Relazione previsionale e programmatica 2009/2011 - Allegati - Esame ed approvazione;

3. Progetto preliminare “Ampliamento Cimitero Capoluogo - lato Ovest - Realizzazione per Stralci Funzionali di n. 1089 loculi”;

4. P.R.U.S.S.T. 8.601 - Piano particolareggiato in variante al PRG per la realizzazione di un centro residenziale-commerciale (media distribuzione). Esame delle Osservazioni: Presa d’Atto Parere SUP, elaborati integrativi allegati al Nulla Osta di altri Enti e schema di Atto Integrativo di Convenzione. Ditta proponente Eurotom.

Pensateci 7.000 volte prima di....



Prima di continuare a cementificare il nostro territorio, dobbiamo invitare tutti a fare delle riflessioni. Noi lo stiamo facendo, e la prima domanda che ci siamo posti, è se occorrono o meno, nuove abitazioni a Martinsicuro e Villa Rosa. A darci una risposta concreta è stato il nostro Capogruppo Paci, che ha richiesto tale dato all'ufficio tributi. Il risultato è 7.000 seconde case. NO COMMENT. Vista inoltre la volontà di modificare i comparti turistici (la zona compresa tra Martinsicuro e Villa Rosa), prevedendo la possibilità per i costruttori di utilizzare il 50% del singolo comparto per uso residenziale, temiamo la creazione di una vera e propria zona Tronto a cavallo dei due centri abitati. Scelte sconsiderate che possono lasciare il segno per decenni. Vista inoltre l'introduzione dei PUC (accordi di programma) e della volontà di adottare un nuovo piano regolatore (di cui l'Amministrazione non ha dato direttive o pianificazione di sviluppo), la nostra preoccupazione aumenta. Tutti i mezzi sopra elencati possono essere utili se adoperati con criteri selettivi (PUC e PRG) e con una visione di interesse generale....ma al momento questa Giunta non sembra avere tale finalità. Pertanto, a breve affronteremo in sede l'utilizzo dei COMPARTI, lasciandovi per il momento riflettere con la relazione della dottoressa Di Cuia.

lunedì 20 aprile 2009

Meno male che Silvan c'è

Pubblichiamo un articolo di Massimo Gramellini, tratto da LA STAMPA.
Tutto questo, ci porta sempre a pensare alle sante parole di chi fascista lo è stato, e ha vissuto sulla propria pelle l'autoritarismo totalitario; parliamo di Eugenio Scalfari.
Già, perchè ormai da tempo, questo longevo vecchietto, ha espresso il suo parere su questo Governo, definendolo "la quarta reincarnazione berlusconiana all'insegna di una dolce dittatura",forgiato da un mix di populismo e trasformismo. E il nostro maggior rimpianto, è vedere come il servizio pubblico diventi partner principale di questa dittatura mediatica, con giornalisti pronti ad inchinarsi e prostrarsi ai piedi del Divo Silvio....a voi l'articolo:

"L’ultimo caso di uso criminoso della tv pubblica ha per protagonista il mago Silvan, sì proprio lui, quello che da cinquant’anni lancia messaggi in codice: «Sim-sala-bim». Nel corso di Domenica In, il vecchio illusionista comunista (tutti ricordano quando si fece rinchiudere nella tomba di Lenin e dopo due ore ne uscì Fassino) agita la bacchetta magica sotto gli occhi compiaciuti della conduttrice Lorena Bianchetti. «Poi la impresteremo a Berlusconi» sussurra, alludendo (immagino) a una frase del premier, «Non ho la bacchetta magica», riferita ai tempi di ricostruzione dell’Aquila.

A nessuno sfugge il codardo oltraggio. Di sicuro non alla Bianchetti che, non potendo sbianchettare il mago, provvede seduta stante a imbiancare se stessa, trasformando il bel sorriso di poco prima in una maschera di cera. Mentre l’ignaro Silvan continua il giochino di prestigio, la sventurata placa con ampi gesti un funzionario che dietro le telecamere le sta gridando di strozzarlo in diretta. Appena il mago finisce i sim-sala-bim, lei lo affronta a muso duro: «La tua battuta è assolutamente personale». E parte in quarta con un monologo sull’impegno delle istituzioni nella tragedia. Ma la cosa più straordinaria non è il monologo della Bianchetti. È la faccia di Silvan. Si guarda intorno, alla ricerca di qualcuno che gli spieghi se si tratta di uno scherzo o di una puntata-pilota del «Lecchino d’oro». Davanti allo schermo, osservo la sua bacchetta magica con nostalgia. Mago della mia infanzia, ti prego, fammi scomparire in un mondo di schiene dritte."


sabato 18 aprile 2009

Lo Sceriffo di Nottingham

Un giorno i discepoli di Confucio gli chiesero: Maestro se Lei fosse chiamato a governare il Paese, qual'è la prima cosa che farebbe? Il Maestro rispose: “Modificherei il linguaggio, perché se non si dice quello che si pensa non si dice il vero e se non si dice il vero si dice il falso e il Governo non può basarsi su false regole”. Oggi a distanza di 2 anni constatiamo l'assoluta inadeguatezza di quest'amministrazione a gestire e risolvere i problemi di un territorio complesso come il nostro. Sono riusciti persino a svilire e stravolgere uno strumento di partecipazione e democrazia come il bilancio partecipato, in cui si incontra la cittadinanza per renderla partecipe delle linee guida amministrative, e non per metterla di fronte a decisioni già prese, assistendo invece ad un'inutile sequenza di SE, MA, FORSE; altro non sono che il riconoscimento delle proprie incapacità di programmare e risolvere. Hanno sbandierato in campagna elettorale l'impegno di togliere i parcheggi a pagamento sul lungomare. Bene, ma quali sono i risultati oggi? Sono stati costretti a tassare centinaia e centinaia di famiglie della nostra città; il riferimento è chiaro, parliamo degli aumenti delle mense scolastiche e del trasporto dei nostri ragazzi, che hanno toccato un incremento del 40% di media, tra la scuola materna e la scuola elementare.

Presentazioni

Il Partito Democratico è una realtà ancora in completa evoluzione. Questo periodo di gestazione, deve portare alla nascita di un partito radicato e strutturato nelle varie realtà territoriali, un partito delle persone e della società civile. Noi, come tutti i tesserati, abbiamo il sentore che l'elettorato ha già compiuto questo passaggio. Pertanto il web può essere un mezzo diretto e trasparente per ascoltare ed elaborare nuove idee. Quella che deve nascere a Martinsicuro è una vera e propria Officina Democratica; questo blog non è altro che un mezzo di informazione per i martinsicuresi, con il contributo dei cittadini stessi. Per creare questa alternativa, e correggere i nostri errori abbiamo bisogno del contributo di tutti voi.